Leone Contini - Monte Purgatorio

Sezione Dante

L’opera

Monte Purgatorio è la ricomposizione della montagna dantesca dell’espiazione, attraverso delle macerie posizionate su cornici concentriche e ascendenti, che richiamano l’iconografia tradizionale del monte. L’opera, a sua volta, è simile a uno specifico tipo di manufatto al centro della ricerca di Contini già da alcuni anni: colline artificiali spiraliformi, costruite in molte città europee con le macerie degli edifici distrutti nei bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale, luoghi “purgatoriali” della contemporaneità, dove la devastazione bellica è stata riconvertita all’uso civico nella forma di uno spazio verde pubblico. Analogamente, sulla sommità di Monte Purgatorio un giardino germogliante innesca la trasmutazione di uno sterile accumulo di detriti. Tra la punizione irrevocabile e la beatitudine eterna, è forse il regno intermedio del divenire – il purgatorio – quello che meglio aderisce a una concezione secolare della Storia intesa come manifestazione della condizione umana. Ma la Storia può essere pensata sia in termini dialettici che come catastrofe: secoli dopo Dante, Walter Benjamin descrive un angelo in balia di una tempesta, trascinato via dal paradiso non verso l’inferno, ma verso il futuro. Un’altra visione (stavolta dantesca) del purgatorio prende forma per un istante nelle parole di Ulisse, il cui provvidenziale naufragio a cinque mesi lunari di navigazione oltre lo Stretto di Gibilterra, già in vista della “nova terra”, rinvia l’inizio della cosiddetta modernità di molti secoli. Secondo Contini le macerie della modernità (guerrafondaia, genocida, coloniale, estrattivista e pandemica sin dal suo esordio) si mischiano sempre con quelle dell’antropocene: Monte Purgatorio è dunque un tentativo di testare la germinabilità di questo conglomerato tossico, il sostrato su cui proliferiamo, una “nova terra” fatta di detriti su cui ci ergiamo da padroni; questo nuovo terreno continuerà a mutare sotto l’azione delle forze naturali, finché non sarà scomposto in atomi semplici, nel tempo impensabile delle ere geologiche future.

L’autore

Leone Contini (1976) ha studiato filosofia e antropologia culturale all’Università di Siena. La sua ricerca si colloca lungo il margine di contatto tra arte e lavoro etnografico. Le sue pratiche includono narrazioni testuali e audio-visuali, installazioni, lecture-performances, interventi laboratoriali e azioni collettive. Negli ultimi anni ha tenuto mostre o realizzato interventi presso: Pearl Art Museum, Shanghai; Kër Thiossane, Dakar; Maxxi, Roma; SAVVY, Berlino; HKW, Berlino; PAV, Torino; IAC, Lyon; Manifesta 12, Palermo; Fondazione Sandretto, Torino; Quadriennale, Roma; Fondazione Pistoletto, Biella; Mart, Rovereto; Delfina Foundation, Londra; Kunstraum, Monaco; Khoj, Nuova Delhi; Galleria Civica, Trento; Kunstverein Amsterdam; Museo Pecci, Prato; Villa Romana, Firenze. Nel 2018-2019 è stato borsista presso la Akademie Schloss Solitude di Stoccardat. Nel 2017 un suo progetto vince la seconda edizione dell’Italian Council e una sua opera viene acquisita dal Mudec di Milano. Nel 2017 ha collaborato con TRACES – Transmitting Contentious Cultural Heritages with the Arts.

Le mostre

Cantica21. Dante Alighieri and the Italian Artists
6 novembre 2021 – 20 febbraio 2022
IIC Shanghai
In partnership con il Pearl Art Museum, 1588 Wuzhong Lu, Minhang District, Shanghai, Cina

Cantica21. Dante Alighieri and the Italian Artists
13 aprile – 11 maggio 2022
IIC Parigi, 50 Rue de Varenne, 75007 Paris, Francia

Contributi